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Recensione: "Folco sotto il letto" (Serie Gemini #1) di Micol Mian e Sabrina Romiti

Titolo: Folco sotto il letto 
Serie: Gemini #1 
Autrici: Micol Mian & Sabrina Romiti 
Casa Editrice: Triskell Edizioni 
Genere: Contemporaneo 
Pagg.: 256 
Data di uscita: 21 giugno 
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Sinossi 
Si dice che ogni cane assomigli al proprietario: Folco, un cucciolo di chihuahua insicuro e diffidente, vive rintanato sotto il letto per scongiurare qualsiasi incontro ravvicinato con il mondo esterno. 
Per lo stesso motivo Mattia, il suo padrone, evita accuratamente di lasciarsi coinvolgere in possibili rapporti sentimentali e si veste di nero nella speranza di apparire il più scostante possibile: ha vent’anni, nessuna idea di cosa fare della sua vita e una storia d’amore travagliata alle spalle, che ha minato la sua autostima. 
Ogni estraneo è un potenziale pericolo, per Folco e Mattia.
Riuscirà Bruno, l’estroverso fotografo trentenne che abita nell’appartamento di fronte, a guadagnarsi la fiducia di entrambi e a far breccia nelle barriere che il ragazzo ha eretto a difesa della propria esistenza?
Con la testardaggine che da sempre lo caratterizza, con una buona dose di sfacciataggine e con la pazienza di chi è abituato a non arrendersi, Bruno prende per mano Mattia e lentamente guarisce le sue ferite. 
Dall’alto dei suoi dieci centimetri d’altezza, il piccolo chihuahua assisterà a questa progressiva educazione alla fiducia, sullo sfondo una Torino un po’ magica e un po’ misteriosa dove nulla è come sembra e tutto appare possibile. Perfino innamorarsi davvero. 

Recensione 
Quando ho la fortuna di leggere un libro che, in un modo tutto particolare, risponde alla ricerca di musicalità e autenticità, il mio primo pensiero — e forse anche il desiderio più grande — è quello di ringraziare l'autore. Nel caso di "Folco sotto il letto", primo volume della serie Gemini, edito da Triskell Edizioni, le autrici a cui devo il mio grazie più sentito sono due: Micol Mian e Sabrina Romiti. Poco più di 250 pagine in compagnia di Bruno e Mattia, e alla fine a insistere è una sorta di idea antica quanto l'uomo che credo di aver fatto mia molti anni fa: è la vita a offrire la materia in cui affondare e da cui trarre le storie più nuove. "Folco sotto il letto" raffigura chiaramente una storia d'amore nuova, che sfugge a qualsiasi tentativo di definizione. Di indubitabile, invece, c'è la facilità con cui ci si lascia ammaliare dalle sfumature che si insinuano in mezzo alle cose, dai significati che il racconto conferisce all'intrecciarsi degli eventi. Altrettanto indubitabile è la difficoltà, pungente, di condensare pensieri ed emozioni in poche battute. Ho deciso, quindi, di iniziare da qui: da un sentimento di profonda riconoscenza nei confronti delle due scrittrici, le quali mi hanno attirato in un salto verso qualcosa di inaspettato, verso un luogo entro cui si rimane aggrappati ai bordi dei sogni e delle parole. Verosimilmente perché, nel mondo raccontato da Micol Mian e Sabrina Romiti, c'è un senso a tutto. C'è un senso in cui quelle parole invitano a esplorare la realtà: non si limitano a spiegarla, ma ne definiscono gli spazi e i confini da cui si desidera essere inghiottiti. Per riconoscere e ricongiungersi con i propri. 
D'altronde stiamo parlando di una storia irrimediabilmente umana. Una storia di poesia, di sensualità e collisione. La storia di un ragazzo che si scontra con un ragazzo, e di come dal loro impatto nasca un legame ampio e irriducibile che accorcia le distanze. Fra due opposte visioni della vita, fra aspirazioni ed esperienze differenti. 

Le due autrici vogliono intrattenere e riescono nell'intento grazie a un talento narrativo che non lascia spazio né all'incertezza né all'approssimazione; mettono in scena personaggi, descrizioni, momenti e parole perfettamente al loro posto, e il risultato è il frutto di una profonda riflessione. Ogni frase è un'istantanea che riproduce immagini vividissime e un'atmosfera seducente. A suo modo familiare e unica. Come familiari e unici sono i due protagonisti, Bruno e Mattia. 

Sullo sfondo di una Torino cangiante e sfumata, ricca di angoli segreti, di magia e concretezza, Mattia, un adorabilissimo ventenne, vive seguendo regole sentimentali ferree e ben precise. Scontroso e introverso, appare dotato di ali invisibili con cui fugge e si muove nell'aria quando la terra e la realtà sembrano disattendere le sue aspettative e lo gettano nello sconforto. 
Mattia a dire il vero è un ragazzo vulnerabile e ferito, sarcastico quanto basta per difendersi dalla confusione e dalle tempeste emotive che la vita scatena. È spaventato, anche, dall'idea di crescere, di dover abbandonare e dire addio, una volta per tutte, alla sicurezza, al calore e all'attaccamento nei confronti di Valentino, il fratello gemello con cui convive. 
In questo momento decisivo per Mattia — segnato dal passaggio dall'adolescenza alla maturità — scivola abilmente Bruno, 30 anni, fotografo di professione, musicista per diletto. 
Bruno è una persona dinamica, curiosa, allegra; testardo e istintivo, ama i rapporti umani, il gioco, lo scherzo, la leggerezza delle cose. Ma anche lui nasconde una ferita bruciante, un passato che ritorna a brandelli e aderisce al suo corpo, alla sua memoria, a ogni oggetto disseminato nello spazio della sua esistenza. 

È su queste premesse che Micol Mian e Sabrina Romiti fondano la loro storia realizzando, davvero, un magnifico lavoro. 
La natura dell'amore, questo eterno dilemma impossibile da decifrare, si svela con una lentezza magnetica cui è impossibile resistere attraverso lo sviluppo della trama e dei personaggi. 
Tra Bruno e Mattia è un incrocio di sguardi, un rincorrersi a distanza, un avvicinarsi scandito dal tempo della scoperta, un lasciare spazio al mondo delle percezioni e del desiderio. Sino al momento in cui tutto — i tocchi casuali, le schermaglie verbali, le confidenze a bassa voce o le parole taciute — si trasformano in fiducia. Sino a quando rimandare l'inevitabile diventa uno sforzo enorme e irrazionale, e allora entrare l'uno dentro l'altro, pelle a pelle, è l'unica cosa che conta. 

Il tipo di romanzo che mi piace mette alla prova i protagonisti, li sfida con sincerità, ironia e passione, e Micol Mian e Sabrina Romiti fanno questo e molto di più. Esplorano la vita di Bruno e Mattia ma, soprattutto, le loro relazioni passate, il modo in cui sono state vissute, un tempo, e come sono percepite nel presente. Le autrici usano le parole per descrivere ciò che blocca il cambiamento, quella libertà che dà spesso le vertigini ma, allo stesso tempo, spinge a scegliere. E poi a dividere tutto, a prenderne una parte e a perdere il resto, ad allontanare il mito della perfezione, che è possibile mantenere solo ad altissimo prezzo per se stessi e per gli altri. 
Così, con allusioni più o meno velate, i pensieri, i dialoghi, gli accadimenti illuminano l'immagine che i personaggi si costruiscono addosso nel tentativo goffo e ingenuo di mascherare l'intimità del loro io e di ciò che ritengono segreto e inconfessabile. Lungo il solco interno di questa doppiezza misteriosa, la musica e la fotografia diventano la metafora per descrivere Bruno e Mattia e cogliere la differenza tra chi sono e come vorrebbero essere visti e amati. 
Ho apprezzato tantissimo il ricorso a questo tipo di doppio senso, all'alternanza di luci e ombre, di gioie e dolori, di piacere estatico e di cupe ostilità. Vi si riconosce un'ambiguità tenera, fragile, persino estrema che è l'ambiguità stessa della natura dell'uomo. 
Ma "Folco sotto il letto" è anche un romanzo leggero ed esilarante con effetti buffissimi di comicità che rispecchiano il disordine e le incoerenze della vita. È un romanzo emozionante, introspettivo, profondo e commovente in cui si mescolano l'intensità della poesia e una prosa curata, intima e calda, sussurrata in modo dolce e confidenziale. 
I capitoli, i cui titoli "a tema" rappresentano un indizio sui fatti narrati, alternano i punti di vista dei due protagonisti regalandoci uno sguardo personale, divertito e a volte anche lirico sulla loro vita e le loro scelte. 
Insomma, "Folco sotto il letto" è una lettura che ho amato tantissimo. Ho amato talmente tanto sia l'inavvicinabile ed enigmatico Folco sia i personaggi principali e secondari da essermi convinta di averli incontrati e conosciuti per davvero. Perché è facile rivedersi in Bruno e Mattia, dialogare con loro, emozionarsi con loro. Spero possano riconoscersi in tanti; spero che in tanti possano scoprire un mondo nuovo e diverso di cui innamorarsi e dove trovare bellezza, sogni e speranze. Per mettere finalmente a nudo la verità, e per trovare il modo di fermare il tempo:
Perché c’è un’immagine nascosta al di sotto di qualunque immagine, come c’è un abisso d’acqua al di sotto delle onde dell’oceano. Come un segreto.» Mattia chiude gli occhi. «E io voglio vedere al di là. Voglio vedere dentro.

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1 Commenti

  1. Mi hai conquistata già dal punto in cui scrivi che si dice che ogni cane somigli al suo padrone 😘

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