«Allora,
voi cosa farete per San Valentino?»
Jenny
mi sta fissando con gli occhi socchiusi, facendomi sentire non poco
in imbarazzo. Non capisco cosa abbia da guardare in quel modo, come
se volesse carpirmi chissà quali oscuri segreti.
«Oh,
dai, sono tutte sciocchezze. Faremo una cenetta» alzo le spalle, con
noncuranza «lo porterò in un posto carino o, ancora meglio,
ordinerò una cenetta a casa. Basterà avere un dolce…» concludo
facendo l’occhiolino e già pregustando la serata.
Io.
Joshua.
E
tanta panna.
E
adesso perché Jenny ha le mani sui fianchi?
«Sciocchezze?
Mark, è il vostro primo San Valentino! Deve essere speciale, non
credi?»
«E
cosa vuoi che faccia? Che ci buttiamo legati insieme con un
paracadute? Che gli chieda di lanciarsi con un bungee jumping, mano
nella mano, per urlargli nel salto quanto lo amo?»
«Cos’è
un bun... un bun… cos’è zio Mark?»
Una
delle gemelline è sbucata da sotto il tavolo.
«Ecco…
uno viene legato per i piedi e poi si butta dall’alto, ad esempio
da un ponte. Solo che la corda che lo lega è un elastico e così
saltella su e giù. È divertente» intravedo Jenny spalancare gli
occhi e fare strani segni, ma ormai sono preso «Ti immagini fare su
e giù appesi come un salamino?»
La
bimba scoppia a ridere e comincia a saltellare battendo le mani.
«Voglio
fare il salamino! Voglio fare il salamino!»
Come
materializzata dal nulla sbuca anche la gemellina numero due e il
coro adesso è raddoppiato, tanto che le mie orecchie hanno un
cedimento improvviso.
«Chi
ha parlato di salame?»
Anche
Paul ha fatto la sua entrata in scena, ma l’espressione sul suo
viso è di pura delusione appena si rende conto che non stavamo
davvero parlando di cibo.
«Bambine,
basta!» tuona Jenny riportando immediatamente la calma «e tu, Mark,
fai meno lo spiritoso. Joshua ha rischiato di farsi ammazzare per
quella brutta storia, ha pure dovuto fare da esca per la polizia, ha
passato davvero dei brutti momenti e tu» mi punta il dito indice
contro «devi organizzare un romantico e indimenticabile San
Valentino. Mi hai capito? Non lo farai a casa e non lo porterai in un
anonimo locale senza un minimo di romanticismo! E no, non basta un
dolce!» intima lanciando un’occhiataccia anche al marito.
Come
si fa a obiettare a una donna così?
Saluto
Jenny con un timido bacio sulla guancia, ho paura mi sbrani,
sbaciucchio le due gemelline che mi lasciano un sapore di fragola e
caramello, e mi avvio alla porta accompagnato da Paul.
«Ah,
le donne! Ma noi uomini siamo diversi. A Joshua basterà una cenetta
tranquilla al solito posto, non credi?»
E
adesso perché anche Paul mi guarda in quel modo?
«Be’,
sai, io non ci giurerei. Mi ha chiesto cosa ho fatto io in passato
per Jenny… sembrava stesse meditando qualcosa…»
Ecco,
adesso sono preoccupato.
Da
quando Joshua è nella mia vita nulla è più come prima, lo ammetto.
Ero un orso cinico con l’allergia ai bambini e alle tenerezze, ed
ero anche un intraprendente… e vincente… seduttore. Adesso sono
soltanto un uomo felice. Felice e innamorato. Punto. Lui ha
ristabilito le mie priorità , quelle che in fondo c’erano sempre
state ma che avevo cercato di ignorare dopo una cocente delusione.
Se
penso a come Joshua è entrato nella mia vita ho ancora i brividi.
Era sperduto, impaurito, si era ficcato in un grosso guaio e io mi
sono lasciato trascinare con lui, incatenato da quegli occhi azzurri
come l’acqua marina, i più belli che io abbia mai visto. L’ho
fatto per proteggerlo, perché non sopportavo l’idea che qualcuno
potesse fargli ancora del male e poi perché non sopportavo che si
allontanasse da me.
Ha
ragione Jenny, si merita qualcosa di speciale, ma non ho idea di cosa
fare.
Lui
è un tipo romantico, lui è quello che insiste nel tenere
quell’enorme coniglio di peluche perché l’ho vinto quel giorno
che abbiamo passato insieme a Coney Island ed è stato il mio primo
regalo. Insomma lui è Joshua, quello che la prima sera che ho
rimorchiato indossava una t-shirt con gatto Silvestro. Lui è
decisamene un tipo da romanticherie, sono io che non so più come si
fa, però… però non mi perdo d’animo, troverò qualcosa, a costo
di tirare giù Cupido dalla nuvoletta e chiedere consiglio.
San
Valentino. La sera è arrivata.
Ho
fatto credere a Joshua, d’accordo con Jenny e Paul, che avessero
bisogno di un baby sitter per le gemelle, solo per qualche ora, prima
che arrivasse la ragazza che se ne occupa di solito. Lui adora stare
con quelle due pesti, quindi non ha fatto nessuna obiezione. Io
invece ho borbottato che dovevo fermarmi fino a tardi in ufficio e
non è sembrato stupito che non abbia nominato la festa di stasera.
Lui sa che non sono il tipo da certe ricorrenze o almeno così crede.
Se
solo sapesse.
Ore
sette. Come da programma Jenny è rientrata a casa, d’altra parte
anche loro andranno a festeggiare. Nel solito ristorantino, ha
borbottato lei, a fare una cenetta con i fiocchi, ha commentato Paul,
pensando naturalmente solo alla cena. Immagino cosa stia accadendo.
Joshua rientra a casa e al mio posto trova un biglietto rosso con
scritto di farsi trovare pronto per le otto, accanto un pacco con un
completo nuovo in regalo: jeans scuri e una camicia blu notte che
farà risaltare i suoi occhi, giacca dello stesso tono. Avrà alzato
gli occhi al cielo e guardato con rimpianto i suoi soliti jeans
strappati e le sue felpe improbabili, ma poi l’avrà indossato.
Ore
otto. Il tassista suona alla porta e lui, elegante e bellissimo come
non mai, scende. Dovrebbe metterci dieci minuti ad arrivare, ma
questa sera c’è traffico e quindi non andrò in ansia se non tra…
Tre.
Due. Uno…
«Mark!
Ma…»
Bello,
troppo bello, con quei riccioli biondi che gli ricadono arruffati
sulla fronte. Se fossimo a casa credo che salterei direttamente al
dessert.
«Ti
è piaciuta la sorpresa?»
Si guarda intorno e
il suo sguardo luminoso è la mia risposta.
Siamo all’ultimo
piano di un palazzo prestigioso, in un ristorante esclusivo dove
tutto è di cristallo, in una saletta riservata, permeata dal dolce
profumo di centinaia di rose rosse. La luce soffusa è data solo dai
candelabri d’argento sul tavolo e la fiamma delle candele si
riflette sul vetro del lungo finestrone nella parete di fronte,
creando un effetto magico. Sotto di noi la città frenetica e
rumorosa, uno spettacolo di lucine colorate che si agitano
silenziose. Non arriva nessun rumore qui, solo una musica di
sottofondo che si fa man mano più vicina, quando il cameriere entra
con il carrello degli antipasti e una bottiglia di champagne, seguito
da due musicisti che intonano la canzone che Joshua più ama.
Lui
mi punta addosso quei suoi occhi profondi e io vorrei essere al posto
di quel calice di cristallo che sta toccando le sue labbra, di quelle
bollicine che si sciolgono nella sua bocca.
«Mark,
non so cosa dire. Questo è…» si protende verso di me
bisbigliando, come si vergognasse di farsi sentire dal cameriere «Ã¨
troppo! Non avrei mai pensato che tu fossi un tipo da rose, candele e
serenate. Per non parlare dei cuori» alza gli occhi verso i
palloncini argentati a forma di cuore che pendono dal soffitto. Ho
esagerato per caso?
«Be’,
volevo dimostrarti che sto davvero cambiando e soprattutto…» e qui
anch’io mi allungo verso di lui e sussurro, perché nel frattempo
il cameriere è ritornato portando l’aragosta «…che ti amo,
Joshua.»
E
vorrei rotolarmi con te sopra questo tavolo, lasciare scorrere sul
tuo corpo un rivolo di champagne e seguirlo con la mia lingua,
soffermandomi a ogni anfratto, come nel tuo perfetto ombelico.
Leccarti dalle caviglie all'interno cosce, arrivare al tuo sesso e
risucchiarlo nella mia bocca, facendoti fremere e sussultare di
piacere. Vorrei entrare in te e affondare come tu fossi quel panetto
di burro nella vaschetta argentata. Caldo. Morbido.
Sospiro.
A
fatica cerco di riemergere dai miei pensieri. Questa è una serata
romantica. Punto.
Mangiamo senza staccarci gli occhi di dosso, non riesco a non fissare le sue labbra sensuali e morbide e a immaginare di mordicchiarle piano, torturandole con baci umidi e roventi. Soltanto che la tortura è solo mia e cerco disperatamente di controllare l’eccitazione.
Quando finalmente rimaniamo soli, in attesa del dolce, Joshua si avvicina, quasi in imbarazzo.
Mangiamo senza staccarci gli occhi di dosso, non riesco a non fissare le sue labbra sensuali e morbide e a immaginare di mordicchiarle piano, torturandole con baci umidi e roventi. Soltanto che la tortura è solo mia e cerco disperatamente di controllare l’eccitazione.
Quando finalmente rimaniamo soli, in attesa del dolce, Joshua si avvicina, quasi in imbarazzo.
«Mark,
devo ammetterlo, non mi aspettavo tutto questo. Credevo che avremmo
fatto una semplice cenetta a casa, io e te da soli.»
«Oh
no, non per il nostro primo San Valentino. Ti meriti di più.»
«Il
fatto è che… ecco…» estrae dalla tasca della giacca un
pacchetto e me lo porge con un’aria ammiccante che mi fa soffocare
un gemito «il mio regalo è molto piccolo rispetto al tuo e pensavo
pure fosse originale. Sai, Paul mi ha detto che loro vanno sempre a
cena e non capisce perché Jenny ultimamente non è più soddisfatta
e lo guarda mangiare scuotendo la testa. Così mi ero immaginato che
noi… dopo una tranquilla e veloce cenetta…»
Scarto
nervosamente il pacchetto, il sangue ormai è già affluito tutto in
un unico punto e pulsa affamato tra le gambe. Ma non cederò, sarò
romantico, dolce, composto e…
«Manette?
Sono manette?» esclamo stridulo per poi voltarmi a controllare che
il perfetto e distinto cameriere in giacca bianca non sia giÃ
apparso sulla porta.
«Sì,
volevo provare qualcosa di diverso. Io che ammanetto te, tu che
ammanetti me. Occhi bendati…»
Si
morde il labbro inferiore e il mio sesso si indurisce di colpo,
provocandomi un gemito sconnesso.
«Joshua,
mi stai dicendo che a te non importa di tutto questo?» allargo le
braccia con un leggero tic all’occhio destro.
Joshua
abbozza un sorriso e io vorrei strozzare Paul, Jenny e… e poi penso
che lo amo, sì, lo amo così tanto che sono felice di aver fatto
tutto ugualmente, per lui, ma adesso è decisamente ora di andare via
o non rispondo di me.
«Signori,
la torta.»
Incrociamo
il cameriere proprio mentre stiamo uscendo dalla saletta, alzo una
mano come dire che non importa ma poi spio il dolce ricoperto di
panna e torno indietro.
«Me
la incarta?»
Joshua
incatenato al letto, le manette strette intorno ai suoi polsi, le
braccia distese che fremono in attesa. Di me. Scorgo le palpebre
muoversi da sotto la benda nera, cercando appigli per capire cosa
stia per succedere: un suono, un profumo. In silenzio inizio la mia
tortura. Con le punta delle dita spalmo la panna soffice come neve,
passo sui capezzoli turgidi e scuri, scendo sul ventre, disegnando
piccoli cerchi, mi soffermo nell’interno cosce, sfioro il membro
percorrendo l’asta calda e svettante. A ogni tocco Joshua freme, si
tende, geme, lo vedo mordersi il labbro, trattenere il respiro e poi
abbandonarsi alle mie attente cure. È caldo, è pronto, mi vuole.
Adesso è la mia lingua che percorre il suo corpo, piccoli baci,
umidi e caldi, sul collo, il petto, il ventre, giù fino a dove si
reclama la mia attenzione. Affondo col naso tra la bionda peluria,
cerco il membro duro e bollente che sa di sale e di panna,
lecco tutta la lunghezza e l’estremità , con gusto e devozione,
succhio con sempre più intensità lasciandolo contorcere in spasmi
di piacere. È bellissimo, così indifeso, completamente nelle mie
mani. Percepisco la sua fiducia, il suo amore, e mi eccito ancora di
più, mentre lo prendo interamente nella bocca e soffoco un rantolo.
La sua erezione è al culmine, lo sento vibrare, si agita così tanto
che temo possa farsi male ai polsi ma so che non vuole che mi fermi.
Quando l’orgasmo arriva e si protende verso la mia bocca, per poi
accasciarsi con forza tra spasmi convulsi, anch’io percepisco una
scarica elettrica e mi perdo nel suo sapore, mentre le mie mani si
avvinghiano ai suoi fianchi e lo tengono stretto.
Ho
il cuore in gola e desidero solo raggiungere lo stesso piacere, ma
aspetto che il suo respiro si calmi e con delicatezza scosto appena
la benda, per assicurarmi che stia bene.
«Tutto
a posto, amore?»
Joshua
mi sorride. I suoi occhi sono pozze di mare, la sua bocca è tumida e
gonfia.
«Questo sì che è
un San Valentino da ricordare» mormora con un filo di voce.
«Non
è mica finita qui, siamo solo all’inizio. C’è ancora lo strato
di cioccolato.»
Così
dicendo affondo il dito nella crema bruna e lo passo sulle sue
labbra. Le nostre lingue si fondono in un bacio appassionato, le dita
affondano nei suoi capelli e la mia erezione spinge contro di lui,
dura e gonfia, fino a farmi male.
Oh,
no, non è finita qui…
Rimetto
la benda al suo posto e ritorno a nutrirmi del suo amore, mentre
sorrido e penso a quanto sia davvero bello San Valentino.
FINE
Joshua
e Mark li potete trovare nel romanzo “Una notte da ricordare”,
una storia dove il protagonista è l’amore, ma un amore tinto di…
giallo.
Una
notte sola, una voragine al posto della memoria, due indizi
inquietanti e un trambusto nel cuore.
Link per l'acquisto: Amazon
È possibile seguire Manuela Chiarottino su Facebook alla pagina @manuelachiarottinoautrice oppure su Manuela Chiarottino Blog.
Biografia
"Mi chiamo Manuela e sono nata e vivo in provincia di Torino, la città magica. Ho lavorato per anni nell'informatica coltivando nei ritagli di tempo le mie vere passioni: il disegno e la scrittura.
Ora mi dedico totalmente allo scrivere, dando libero sfogo alle mie emozioni e alla mia fantasia, cercando di comunicare i miei pensieri, parlando di sentimenti, di speranze, cercando di arrivare al cuore di chi legge. Io scrivo storie e le storie, si sa, possono essere molto diverse tra loro: lievi e romantiche come in Arriveranno le farfalle, intense storie d’amore e con tematiche dure, come l’anoressia e l’autolesionismo in Ancora prima di incontrarti, dipinte da tutti i colori dell’arcobaleno, come in Due passi avanti, un passo indietro. Possono far sognare, commuovere, ma anche far ridere. Ebbene sì, nella mia duplice personalità ho un lato ironico che esterno nei cosiddetti romance chick-lit o commedie romantiche, come piace chiamarle a me, dove trasformo anche le mie piccole disavventure in episodi comici, nella speranza di strappare un sorriso a chi mi leggerà . Perché la vita si affronta meglio con un sorriso e una speranza in fondo al cuore. Allora, vi ho incuriosito almeno un po’?"
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Biografia
"Mi chiamo Manuela e sono nata e vivo in provincia di Torino, la città magica. Ho lavorato per anni nell'informatica coltivando nei ritagli di tempo le mie vere passioni: il disegno e la scrittura.
Ora mi dedico totalmente allo scrivere, dando libero sfogo alle mie emozioni e alla mia fantasia, cercando di comunicare i miei pensieri, parlando di sentimenti, di speranze, cercando di arrivare al cuore di chi legge. Io scrivo storie e le storie, si sa, possono essere molto diverse tra loro: lievi e romantiche come in Arriveranno le farfalle, intense storie d’amore e con tematiche dure, come l’anoressia e l’autolesionismo in Ancora prima di incontrarti, dipinte da tutti i colori dell’arcobaleno, come in Due passi avanti, un passo indietro. Possono far sognare, commuovere, ma anche far ridere. Ebbene sì, nella mia duplice personalità ho un lato ironico che esterno nei cosiddetti romance chick-lit o commedie romantiche, come piace chiamarle a me, dove trasformo anche le mie piccole disavventure in episodi comici, nella speranza di strappare un sorriso a chi mi leggerà . Perché la vita si affronta meglio con un sorriso e una speranza in fondo al cuore. Allora, vi ho incuriosito almeno un po’?"
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