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Recensione: "L'ora più buia" (Serie Thirds #9) di Charlie Cochet

Titolo: L'ora più buia
Titolo originale: Darkest Hour Before Dawn 
Serie: Thirds #9
Autrice: Charlie Cochet 
Trad.: Emanuela Graziani 
Editore: Triskell Edizioni 
Genere: Paranormal 
Pagg.: 320 
Prezzo: € 5,99 
Data di uscita: 22 febbraio 2019
Link per l'acquistoTriskell - Amazon

Sinossi 
Il caposquadra dei THIRDS Sebastian Hobbs e il medico legale capo Hudson Colbourn sono innamorati ora tanto quanto lo erano quasi sette anni fa, quando un tragico evento sul lavoro ha distrutto la loro relazione. E in tutto questo tempo, ogni volta che hanno cercato di riavvicinarsi, qualcosa li ha sempre divisi. Quando Hudson attira l’interesse di pericolosi nemici, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione, Seb non desidera altro che proteggere l’uomo che per lui significa ancora tutto.

Mentre eventi che mettono a rischio la loro vita, un futuro incerto e verità sorprendenti attirano ancora una volta Hudson e Seb l’uno verso l’altro, i due devono fare una scelta: fidarsi del loro amore e trarre forza da ciò che condividono, o perdere quello che conta di più, stavolta per sempre. 

Recensione 
Ho atteso questo libro dal primo momento in cui si è accennato alla storia passata tra Sebastian Hobbes e il dottor Hudson Coulborn. In quel preciso momento, ho desiderato un libro dedicato interamente a loro, senza sapere che fosse previsto. Da quando poi ho scoperto che, sì, avrei letto di loro due, è iniziata la trepidante attesa. E volume dopo volume, anche se volevo che quei libri non finissero mai, ero contenta perché si avvicinava l'uscita de "L'ora più buia".
Ora, finalmente è arrivato e la mia gioia è incontenibile. 

Abbiamo lasciato i THIRDS sapendo che il dottor Coulborn potrebbe essere in pericolo, in quanto marchiato e amico/medico di Dex, e, di conseguenza, deve essere tenuto al sicuro. Chi meglio per questo ruolo dell’unico uomo al mondo che lo ama più di quanto ami se stesso?

Nonostante il tempo trascorso e la distanza, erano collegati ora come lo erano stati in passato, il che rendeva lo stare separati molto doloroso.

Grazie ai prompt regalatici da Charlie Cochet ‒ e che Triskell Edizioni ha riunito in un primo volume dal titolo “Oltre i libri" — sappiamo che Seb e Hudson si conoscono il primo giorno di lavoro di quest’ultimo e restano subito folgorati l'uno dall’altro. Purtroppo, mettono fine alla loro relazione dopo un evento triste e traumatico e ora non stanno più insieme da ben sette anni. Finora, però, non è mai passato un giorno senza che abbiano provato quella sensazione di dolore, angoscia, tristezza per la mancanza del proprio compagno, e non soltanto da un punto di vista emotivo. 

Non era solo il suo dolore quello che sentiva; era quello di Hudson. Era straziante, come se i suoi organi interni stessero cercando di farlo a pezzi. […] L’ululato lamentoso lo scosse fin nell’anima, e non poteva fare nulla al riguardo. Dentro di lui, la sua metà felina rispose alla chiamata del compagno con un ruggito dei suoi, uno tanto violento e vivo che superò la bocca di Seb, un grido non umano che riecheggiò la strada vuota. Con la fola infiammata, Seb crollò contro la porta, le lacrime che gli offuscavano la vista.

Sono trascorsi sette anni dal termine della loro storia, ma i loro sentimenti, l’amore che provano l'uno per l'altro è ancora lì, sempre presente, rinchiuso nel loro cuore e nella loro anima. Perché, allora, stare separati? Perché l’amore a volte non basta, non quando rimorso e senso di colpa sono costantemente presenti, tormentandoli. Il senso di colpa per aver causato la morte di un bambino durante un attacco, un evento che ha rischiato di far perdere loro la carriera e che ha, a tutti gli effetti, rovinato la loro vita. Questi sono i motivi per cui il dottor Coulborn è deciso, nonostante sia innamoratissimo di Sebastian Hobbes, ad andare avanti, cercando di convincere anche l’uomo che ama a fare lo stesso.

Permettetemi di esprimere un mio parere personale su questo evento: sinceramente, dire che la morte del piccolo è stata causata da loro due è sbagliato. Io parlerei più di proiettile vagante. L’uomo, di cui si ignorava la presenza, aveva puntato la pistola su Hudson e Seb lo ha salvato. Non ha messo in pericolo la vita del bambino, non ha messo in primo piano la sicurezza del suo compagno rispetto a quella di un civile. Come ho detto, è un mio parere personale, ma mi aspettavo qualcosa causato da un motivo diverso, più complesso, magari.

Inoltre, c’è da dire anche che è Hudson a provare maggiormente rimorso, proprio perché la pistola era puntata su di lui. Sarebbe dovuto morire lui al posto del bambino, quindi capisco benissimo il suo senso di colpa. Un po’ meno la testardaggine, certo, ma non posso dargli torto.
Devo ammettere che c’è una componente caratteriale di Hudson che non avrei mai immaginato, e questa cocciutaggine ne fa parte, insieme al suo essere così intransigente, anche un po’ incoerente. Come ho detto, capisco i suoi sensi di colpa, ma per quale motivo soffrire così tanto, rinunciando all’uomo che ami con ogni fibra del tuo essere, per qualcosa accaduto in passato e che non può essere cambiato? È davvero solo il rimorso, l’unico motivo?

‹‹È questo il vero motivo per cui non gli darai un’altra occasione, perché se stavolta mandi tutto a puttane, è finita. Non si può tornare indietro.››

Scusate, un grido da fangirl per Nina!

Altri aspetti che non avrei mai immaginato di Hudson? La sua passione per i biscotti e provocare Sebastian ballando in modo molto sfacciato con un tizio soltanto per gelosia. 

Trent Carson stringeva Hudson da dietro, il busto incollato alla schiena del dottore mentre quasi se lo scopava sulla pista da sballo. Hudson gli teneva le dita nei capelli, la mano libera sopra quella di Trent, poggiata sulla parte anteriore della sua coscia. Era provocante, peccaminoso, e fece ribollire il sangue a Seb. Non perché Hudson stesse ballando con un altro uomo ‒ sebbene neanche quello gli facesse fare i salti di gioia ‒ ma perché il dottore lo stava guardando mentre lo faceva.

Ecco. Questo proprio non mi è andato giù e in quel preciso momento avrei voluto prendere Hudson a sberle. Non puoi spezzare il cuore di Sebastian in quel modo. D’accordo, la gelosia a volte oscura la ragione — un ragazzo stava flirtando in maniera molto poco velata con l’uomo che ami e una persona ti ha chiesto di ballare. Cosa fai, non accetti? Certo che accetti, è anche giusto visto che la vostra storia è finita e soprattutto perché sei tu a volerlo, ma non in quel modo, non guardando negli occhi l’uomo che, lo sai, ancora ti ama e l’uomo per il quale ti sei preso ben tre pallottole per salvargli la vita.
Beh, lì ho pensato che Hudson avrebbe dovuto fare pace con i suoi pensieri.

Seb, invece. Beh, Seb è un uomo altrettanto cocciuto, certo, a volte troppo protettivo. È un uomo leale, affettuoso, dolce, tanto, tanto dolce. Sebastian è anche un uomo forte, coraggioso e, impareremo leggendo, vendicativo. 
È di una tenerezza disarmante e ama così tanto Hudson da mettere sempre al primo posto il suo bene piuttosto che il proprio. Ma, si sa, c’è un momento, per tutti noi, in cui arriviamo al punto di voler urlare “basta”, e Seb lo fa. E io ho esultato tantissimo. 

‹‹Mi stai uccidendo, Lobito.›› ‹‹Non chiamarmi così.›› ‹‹No.›› Hudson lo osservò. ‹‹No? Cosa vuol dire “no”?›› ‹‹Non smetterò di chiamarti così.›› Proprio come non aveva mai smesso di amarlo, o di sentirne la mancanza, di avere bisogno di lui, di desiderarlo. Ne aveva abbastanza di capitolare a ogni capriccio di Hudson solo perché gli chiedeva di farlo. Era quello che aveva sempre fatto, e guarda un po’ quanto aveva funzionato bene. Era ora di fare le cose in modo un po’ diverso. Hudson lo guardò sbattendo le palpebre. ‹‹Ma… ti ho chiesto di non farlo.›› ‹‹Beh, non otteniamo sempre quello che vogliamo, vero, tesoro?››

Questa parte, in particolare, mi è piaciuta tanto. Seppure sia ancora abbastanza all’inizio della storia, fa un po’ capire il tipo di rapporto che c’era tra Hudson e Seb, e che, successivamente, come comprenderanno loro stessi, è uno degli elementi che dovranno cambiare. Hudson è, a dirla tutta, un viziato. È nato in una famiglia ricca, ha sempre avuto, sin da bambino, tutto ciò che desiderava e, un po’ per il suo carattere o un po’ per l’amore che Seb prova per lui, è sempre riuscito a ottenere ciò che vuole anche dall’amore della sua vita. Glielo dice anche Nina, facendogli probabilmente aprire gli occhi o, semplicemente, dandogli il coraggio di ammetterlo. Per Hudson arriva il momento di dover ammettere con se stesso che Sebastian è sempre stato molto accondiscendente nei suoi confronti, altro aspetto negativo secondo me. Ecco, è arrivato il momento, invece, per Seb, di smetterla di ascoltare Hudson e di fare tutto ciò che vuole. Così com’è arrivato il momento di essere meno iperprotettivo e di concedere al suo Lobito lo spazio di cui necessita. È vero, a volte l’amore ci offusca la mente e facciamo ciò che riteniamo giusto per l’altra persona anche se, in realtà, non lo è affatto.

Questa è un’ammissione importante per Sebastian e lo dimostra, in particolare, quando Hudson si presenta a casa sua, sofferente, e, nonostante questi gli abbia nuovamente detto che il loro amore è destinato a restare platonico, lui non si tira indietro. Lo accoglie in casa, lo cura, lo aiuta, lo coccola. Anche se soffre, anche se la sua parte selvaggia ruggisce, ferita, infuriata. Ferita come lo era ancora prima che Hudson arrivasse, perché è questo che accade quando hai un compagno. Percepisci ogni sua emozione, ogni sua gioia o dolore, anche fisico. Sebastian vorrebbe sapere, da subito, chi ha potuto far soffrire Hudson in quel modo, ma capisce ciò di cui, invece, Hudson ha bisogno.

Desiderava confortarlo, trovare la fonte del suo dolore e rimuoverla, ma lì non si trattava di ciò che voleva lui. Si trattava di ciò di cui aveva bisogno Hudson.

Dico che è un’ammissione importante perché, quando finalmente ‒ finalmente! ‒ Hudson smette di fare il testardo (e permettetemelo, anche un po’ il codardo) e ammette che tutto ciò che vuole e di cui ha bisogno è proprio lì, ed è arrivato il momento di smetterla di fuggire, ciò di cui entrambi si rendono conto è che devono ricominciare da zero, e non semplicemente iniziare da dove avevano lasciato. La loro relazione non era perfetta, e molte cose devono cambiare. 

‹‹Non posso… più,›› disse Hudson a voce bassa. ‹‹Non puoi cosa, Lobito?›› ‹‹Questo,›› disse Hudson tirando su con il naso. Gli poggiò una mano sulla guancia, gli occhi azzurri supplicanti. ‹‹Non posso… sono stanco di vivere la mia vita per qualcun altro, per qualcosa che non posso cambiare. Sono stanco di fingere di stare bene, di svegliarmi senza di te al mio fianco. Non voglio più stare senza di te. Non voglio mai più lasciare il tuo fianco. Lo so che sono stato uno stronzo totale, e avevo torto, torto marcio. Ti prego, dimmi che mi terrai con te?››

Ci sono voluti ben sette anni, una sorta di prova andata a finire male durata all’incirca una sola sera, e un appuntamento finito nel peggiore dei modi per far riunire Seb e Hudson, la tigre e il lupo, e tornare a essere finalmente completi. L’amore che unisce Sebastian e Hudson è tormentato, speciale e irresistibile. Un sentimento così forte, intenso che non può essere ignorato, anche dopo anni di tentativi. Un amore per il quale amici, parenti, colleghi fanno il tifo perché è visibile a occhio nudo, in ogni gesto, sguardo, in ogni parola che i due si scambiano. È qualcosa che non si può combattere e a cui i due sono destinati. 

‹‹Mi dispiace di averci messo così tanto.›› Si scostò abbastanza per prendere tra le mani il viso di Seb. ‹‹Ero convinto che fossa la cosa migliore per noi, ma mi sbagliavo. È questo ciò che è giusto. Lo è sempre stato per noi. Ti amo così tanto, Sebastian.››

Tutto ciò, ovviamente, accade nel bel mezzo di altri avvenimenti. Ritroviamo Taylor, che riesce finalmente a ritornare nella sua forma umana ‒ e che mi ha fatto molta tenerezza, lasciandomi di stucco ‒, la Sparks e il TIN che, con i loro soliti modi un po’manipolatori, cercano di reclutare nuovi agenti; ritroviamo gli agenti della Destructive Delta ‒ con i sempre divertenti siparietti di Dex. Ancora, conosciamo Dom, il partner di Sebastian che ho letteralmente adorato, e impariamo molto di più sulla famiglia Hobbes, che è stata, per Hudson, il suo branco. Julia e Thomas mi sono piaciuti tantissimo, e Rafe ha saputo di nuovo sorprendermi. Inoltre, Charlie Cochet si dimostra ancora una volta un'autrice superba non solo per il suo stile e perché ha saputo creare una storia che emoziona, che fa un po’ soffrire, imprecare e anche ridere, ma soprattutto perché, al nono volume della serie, riesce ancora a sorprendere i lettori. Sono certa che, come me, resterete a bocca aperta!

Insomma, ho amato “L’ora più buia” proprio come immaginavo. Di solito, quando si aspetta con così tanto desiderio un libro, le aspettative sono talmente alte che il rischio di restare delusi è elevato. Anche perché, com’è giusto che sia, questo è il primo libro che non ha come protagonista la squadra di Dex e Sloane, anche se sono presenti — quindi, forse, a qualcuno può sembrar strano. Ma tranquilli, perché Dex non vi lascia in pace! 

 ‹‹Cosa ci vuole per comandare una squadra come la Destructive Delta?›› ‹‹Oltre a un bel pezzettino di carta che confermi che sei ufficialmente pazzo? La pensione.››

Ho amato questo libro così come amo, fin dai primi indizi della loro storia, Seb e Hudson. Grazie, Charlie, per averci regalato questa stupenda storia d’amore.

Ora non ci resta che attendere l’ultimo volume della serie! 

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